Genitori, figli e tanti guai

E’ da tempo che volevo scrivere una cosa a riguardo. Forse a qualcuno non piacerà (qualcuno di quei pochi che mi leggono), forse qualcuno sarà d’accordo con me o storcerà il naso o non capirà assolutamente nulla. Voglio scrivere della voglia di diventare genitori, del rapporto tra genitori e figli, del bisogno di creare una famiglia, della necessità di fare figli. E’ un discorso molto ampio considerato da un punto di vista molto personale in riferimento a situazioni generiche. Cosa voglio dire. Che non mi voglio riferire a nessuno in particolare. Osservo da mesi, anni, ascolto da altrettanto tempo, rifletto da ancorà di più sull’argomento.

Innanzitutto trovo aberrante, al limite dell’assurdo, che una donna per potersi affermare debba ‘sfornare figli’. Lo trovo di un egoismo accecante. Non ha aspirazioni, non ha obiettivi, e per trovarli e trovare la voglia di vivere ha bisogno di procreare. Ok, d’accordo. Il fine ultimo della specie umana è riprodursi. Ma cosa ci differenzia dagli animali? Proprio questo. Per loro è un fatto meccanico, metodico, istintivo. Per gli esseri umani, in fase evolutiva, è un’altra cosa. Gli umani per dare un senso alle loro vite fanno figli e, se non ci riescono, fanno di tutto ma proprio di tutto. Oggi si diventa mamme anche a 60 anni. E non è puro egoismo? Apprezzo il coraggio ma è fuori da ogni buon senso. Se la natura ha deciso in qualche modo di non ‘donarvi’ la capacità di riprodurvi, io lo prenderei come un segno. Sfidare i suoi piani non ha mai portato a nulla di buono. Ma questa è un’altra storia. Non è coraggio fare quello che si vuole veramente? Fanno i figli e poi cominciano i rimorsi, i rimpianti. Ah, io volevo girare il mondo, volevo fare la modella, volevo essere una ricercatrice, volevo studiare. I volevo, potevo, dovevo si sprecano. E non è da omicidio istantaneo? Dicevo, gli animali non caricano di aspettative i loro figli, non scaricano nervosismi su di loro, non ne fanno il loro personale trofeo o la marionetta da manipolare a proprio piacimento. Ieri ho assistito, seduta ad un tavolo di un ristorante, ad un paio di scene scolvolgenti. Un tavolo con alcune famigliole: genitori, figli piccoli. Erano tre giovani mamme. Avevano quei 35-36 anni. Tre isteriche. Tre streghe di Benevento. A dare spettacolo lì in mezzo alla folla del sabato sera. Chi dava sberle al figlio, chi lo trascinava urlando al tavolo, chi correva ad acciuffarlo. Ma dico io..Prima di tutto, avete voluto la bicicletta? Secondo, non si portano bimbi piccoli in un locale superaffollato di sabato sera. Terzo, non vi trovate tra le vostre quattro mura, dove appunto dovete rimanere se non sapete gestire con civiltà i vostri figli. (Se avessi un locale metterei un bel cartellone fuori con su scritto “Vietato l’ingresso alle famiglie e alle mamme isteriche”). Che senso ha fare figli se poi li si tratta davvero una merda? Penso ad alcuni vicini di quartiere. Mamme che gridano ‘cretine’ alle figlie piccole, che le minacciano apertamente, facendosi sentire da tutto il vicinato, così senza un pò di vergogna. E io ogni volta ci penso. Fate prima i figli e poi? Non sapete cosa sia un dialogo, non ci sapete nemmeno comunicare. Non voglio fare la maestrina. Io non ho figli. E, per ora, non voglio averli. Perciò non potrei proprio sollevare alcuna discussione a riguardo. Ma parlo come figlia. E come spettatrice. Trovo sconcertante come uomini lascino le proprie compagne perchè non possono avere figli (l’hai sposata solo per perpetuare il tuo nome nei secoli dei secoli?). Il matrimonio è soltanto questo? Non è avere un testimone della propria vita? Non è aver un compagno con il quale condividere la propria esistenza? Una vita che non comporta solo l’avere figli. Il mondo è pieno di possibilità, è pieno di alternative. Alcuni lo fanno semplicemente perchè è la società a deciderlo. Perchè è questa la normalità. Poi le vedi che rifiutano il neonato, vanno in depressione. Altre li abbandonano. Altre li ammazzano, come sappiamo fin troppo bene.

Per me fare figli non è un atto di altruismo. E’ l’esatto contrario. Parlo sempre di quegli individui che dicono di volere i figli, di desiderarli. Mettiamo che il figlio è cresciuto, è diventato adulto. Il gioco si fa più duro, anzi, insostenibile. Parlo di figli che pure essendo già grandi vivono ancora sotto il tetto paterno. E’ una situazione scomoda. E’ difficile fare il genitore ed è altrettanto complicato fare il figlio. I genitori sono ancora nella forma mentis che il figlio abbia 10 anni, se non di meno. Il figlio vorrebbe spiccare il volo ma non può. Vorrebbe spiegare le ali per il gran salto ma ogni suo tentativo è bloccato sul nascere. Ma questo succede non solo direttamente e cioè come conseguenza di un rapporto morboso. Ma soprattutto indirettamente. Non diventa indipendente perchè, a parte la questione economica gravosa, si è creato un circolo vizioso, che comporta da un lato la finzione che non gliene importi niente (i genitori) e dall’altra la consapevolezza che li si sta ferendo (figli). E qui ritorniamo al discorso di prima. I genitori hanno trovato il senso della loro vita nei figli. Questi ultimi saranno infelici a vita. Mi viene in mente la tartaruga (come ha detto il Maurizio Costanzo scrittore). Una tartaruga campa anche 150 anni. E sapete il perchè? Non ha genitori. Una volta nati, vanno per la loro corrente oceanica e buonanotte. Sono gli animali più longevi e felici della Terra.

E poi ci sono i piccoli fatti quotidiani. Quelli si che ti ammazzano un pò alla volta, lentamente. Se sei figlia unica ti devi trasformare in un piccolo factotum della casa. Hai troppi doveri morali nei confronti dei tuoi. E’ corretto fare i servizi. Non è corretto non farli. Se sei maschio ti è concesso non mettere in ordine tanto la mamma ci pensa. E poi le chiocciole si lamentano in loro assenza. Ci sono troppi schemi comportamentali nelle famiglie ordinarie. Schemi antiquati. Pure quelli che si ritengono moderni. Sotto sotto, la solfa è sempre la stessa. E non sia mai che uno dei figli ha avuto la fortuna di realizzarsi o il coraggio di inseguire i propri sogni. Apriti cielo. La casa diventa un campo minato per i figli che purtroppo sono rimasti a casa. La vita diventa insopportabile. Per non parlare delle ansie che nascono nei figli e nei genitori deboli e predisposti. E poi, dulcis in fundo, arriva il rinfacciare. C’è chi ha le palle di farlo apertamente e chi invece lo fa dietro le spalle. E non so cosa sia peggio. La fase pre-adulta dei figli è la più difficile in assoluto. Non sei nè carne nè pesce. Ti trovi ad essere qualcosa che non sei e non sai. Vivi alla giornata. Sperando.

Non so quale sia la soluzione. So solo che stiamo inguaiati forte. Le mammine per forza. I papà padroni. I figli viziati.

Published in: on 10 luglio 2011 at 12:41  Lascia un commento  
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