10 cose

Di cose belle ce ne sono a bizzeffe, di cose brutte altrettanto, di cose senza sapore anche.  Ma quelle che ci fanno stare bene e provare un pò di felicità sono forse solo dieci, se non di meno, se non di più, se non si ha la pazienza di contarle. Ci penso quando ho l’umore in cantina oppure voglio solo provare a sentirmi meglio, per il semplice gusto di farlo, perchè non è mai abbastanza.

Mi piacciono le distese di girasoli, quei tappeti sconfinati color oro, quei fiori allegri che flirtano con il sole, che non gli staccano gli occhi di dosso. Mi piacciono perchè non si contano le foglie, perchè non cadi nella tentazione di doverli spennare soltanto per sapere se ti ama oppure no. I girasoli sono per chi sa se è amato o no, per chi ama seguire il sole fino al tramonto.

Adoro quando in un film qualcuno scrive con il rossetto rosso sullo specchio. Per lasciare un messaggio d’amore o per dare forma a un pensiero su una superficie che ti conosce bene. Vorrei avere una casa tutta mia per farlo almeno una volta e usare uno chanel come penna su un foglio che è la mia faccia.

Mi piace preparare il caffè verso le 5 del pomeriggio. Mi piace farlo per gli altri, per la mia famiglia, per mia madre. Lo chiamo “il caffè dell’amore” perchè mi ricorda casa, gli affetti, da dove vengo. Pochi lo conoscono e l’hanno provato. Ed è sempre piaciuto.

Amo rivedere all’occorrenza alcuni episodi della serie tv Sex and The City. E’ la mia salvezza. Anche se li conosco a memoria. Mi mettono di buon umore, mi fanno riflettere, mi rincuorano, mi fanno compagnia, mi danno conforto. Sono una specie di medicina per me quando mi sento sola. Guardarli è come avere quattro amiche sempre a disposizione.

L’ immagine di un bel bagno caldo e di una bibita a portata di mano mi ha sempre affascinato. Mi sa di tranquillità e di lusso, nello stesso tempo. Magari solo con qualche candela che illumina la vasca piena di schiuma e profumi. Il bagno caldo allevia l’ansia e gli attacchi di panico…provare per credere.

Mi piace l’atmosfera da partenza. Di mattina, insieme alle persone giuste. Quando non devi lasciare a casa nessuno e quando con te porti l’essenziale. Mi piace l’adrenalina da viaggio, quello che hai sempre sognato.

Mi rilassa rivedere un film per l’ennesima volta. Un film che ho amato, è chiaro. Magari da sola..perchè qualcun’altro lo troverebbe noioso. Ce ne sono un paio che sono una costante nella mia vita. E non ho ben chiaro il motivo.

Mi fa ridere il mio cane. Qualunque cosa faccia. Mi piace che c’è…che esiste…che il giardino è la sua casa, che il cortile sia la sua zona preferita d’estate, la cucina d’inverno, che ha l’angolo notte e giorno, che abbaia a chi non conosce…che si fa spazzolare..

Amo stare sola a casa. Soprattutto d’inverno. Specialmente di mattina. Trascorrere alcune ore in silenzio con il tè caldo e la quiete della solitudine mi rimette in sesto e mi fa essere una persona migliore.

Mi piacciono le parole crociate, i cruciverba. Da fare da sola o con mia madre. Perchè lei è un genio. “Mà facciamo uno schema insieme?”.

Published in: on 25 agosto 2010 at 15:06  Comments (2)  

Io, Caterina e gli amici del Mercoledì

Caterina dice che aspetta ogni mercoledì a partire dal mercoledì sera. Che è il suo piccolo momento di piacere. Io non mi faccio illusioni, però: dice tante cose. Quando arrivo ha già messo al loro posto i pezzi sulla scacchiera e i cuscini, visto che giochiamo sul pavimento e ogni partita dura un’ora o più.
“Non tocca a me il nero” faccio, come ogni volta.
“Si invece” dice lei, accarezzando i suoi pedoni bianchi come se fossero un piccolo esercito del bene.

E chi la capisce Caterina! Lei è un po’ come il gioco degli scacchi, il gioco che ci avvicina come calamita e ci allontana come i treni che partono. Solo che ad ogni partenza nessuno ha il coraggio di dirsi addio e ad ogni arrivo tutti e due facciamo finta di non essere mai stati via. Strategie e finte, questo il nostro rapporto. Lo sappiamo entrambi ma ogni mercoledì me ne stupisco come un bambino al suo primo spettacolo al Circo, inciampo tra pedoni caduti e regine fameliche come se non avessi mai imparato a camminare. Caterina tutto questo non lo sa anche se sembra il narratore onnisciente della nostra storia. Guida lei, comanda lei, comincia sempre lei. Anche quando c’è da fare la prima mossa, seduti lì sul freddo marmo del suo tempio, nel silenzio assordante che ci culla. Lei mi aspetta alle 19 in punto, rannicchiata sul suo cuscino preferito. Quando mi vede arrivare, non dice mai nulla, non mi saluta nemmeno. Fa una piccola smorfia di approvazione e io capisco che ancora una volta sono il benvenuto. Ha già posizionato i nostri “amici del mercoledì” sulla scacchiera che le avevano regalato quando abitava ancora tra i matti. Caterina forse era semplicemente sola. “La solitudine ti porta alla pazzia” mi ripeteva tra le mura del C.I.M. Per sopperire ad una mancanza, riempiva i vuoti con l’immaginazione. Caterina ha fantasia da vendere. Trasformava i cuscini in amanti da nascondere, tagliava i capelli alle teste calve di bambole consumate, chiamava per nome i pezzi della sua scacchiera. Ora anche io conosco gli “amici del mercoledì” e li chiamo per nome, così per assecondarla, come ho sempre fatto.

Quando ci troviamo uno di fronte all’altra, non mi guarda mai negli occhi. Mi guarda le mani e segue pedissequamente ogni loro movimento. Caterina ha una fissa per le mani. La sua stanza è un museo di mani. Mani fotografate, disegnate, ritagliate, inventate. Le mani degli altri, sia chiaro, non le sue. Non le piace guardarsi. Credo che non abbia mai avuto uno specchio. “Preferisco immaginarmi”, risponde a chi prova a dirle qualcosa a riguardo. Io ho imparato a non fare domande, a non chiedere, ad accettarla così com’è. Caterina sembra apprezzarlo. Tanto che per questo giro mi fa mangiare un pedone, anzi due. Ma so già come andrà a finire. Ogni partita ha un esito preconfezionato. Se vai da Caterina e dai suoi “amici del mercoledì” devi sapere che per un po’ ti concede qualche momento di gloria. E lei sembra compiacersene. Fa un ghigno strano che rientra nell’inventario delle sue smorfie di approvazione. Dopotutto è il suo piccolo momento di piacere. Fa una pausa. Lunga. Lunghissima. Ho la schiena a pezzi. Mi stiracchio un po’. Mi guardo intorno. Vedo mani ovunque. Mi fisso su una in particolare e sono pronto per il gran finale. Caterina sembra calcolare i minuti, i secondi, senza guardare le lancette. Non ha nemmeno quelle in camera. E quando mi distolgo dal mio ammirare mani altrui, nel momento in cui sto per chiederle qualcosa, lei ha già sussurrato “Scacco matto!”.


Published in: on 13 luglio 2010 at 10:29  Lascia un commento  

..almeno una volta nella vita..

Certe cose non puoi ignorarle…anche se ci provi..non ci riusciresti mai..sono le cose che ti importano davvero, le cose che ti appartengono o ti sono appartenute, le cose a cui hai dato tutto, anche di più, quelle cose che hai messo sotto la coperta dell’affetto, al calore umano della vita, l’unica che ti è stata donata. Certe cose le chiami come ti hanno insegnato a chiamarle, altre le chiami come ti dice la testa, altre ancora le chiami come desidera il tuo cuore…a volte non le chiami affatto perché ti sono mancate le parole. Certe cose ti hanno reso quello che sei, sono quelle cose con cui hai litigato o hai chiacchierato, a cui hai detto “è lui quello giusto!”, a cui hai confidato di essere triste o di avere tanta paura di rimanere sola, a cui hai gridato di essere rimasta fuori, a cui ha voluto un bene assoluto. Quelle cose che senza non ti vedi, forse ti vedi ma non sei tu, sono le cose dall’altro lato del telefono, dall’altro lato dell’auto, dall’altro lato della tavola, dall’altro lato del letto…che adesso non ci sono più. Quelle cose esistevano, ne eri certa, “devono essere qui!!” ti chiedi di continuo, ne avverti la presenza, l’assenza. Quelle cose ti hanno voltato le spalle, ti hanno fatto rimanere di merda, ti hanno fatto sentire superflua…sono quelle cose che non ti pensano più.. ti viene da dire “e che cazzo!”…vorresti che la tua imprecazione le cancellasse di botto, vorresti che non fossero mai esistite, anzi vorresti che si sentissero come te, incomplete. Certe cose non puoi ignorarle…anche se sono proprio loro che ti ignorano di continuo.

Published in: on 12 luglio 2010 at 15:36  Lascia un commento  

Il mio modo di amare

La tua Rimmel aveva occhi color cielo, limpidi e timidamente interessati. Aveva labbra candide dalle quali cadevano suoni e rientravano rumori di nostalgia. Riusciva ad afferrare sguardi intensi e a scatenare singhiozzi improvvisi di felicità. La tua Rimmel aveva una strana gioia di vivere. Aveva spalle da sollevare il globo e gambe da sostenere un’altra esistenza. Quella tua Rimmel profumava di vita, le sentivo battere il cuore, avvertivo scorrerle il sangue come torrenti agitati, la ascoltavo respirare piano come un alito di vento sui capelli. La vedevo muovere le mani in quel  ritmo di grande amatrice, la vedevo muoversi come una donna quando sogna distese di stelle. La tua Rimmel vive di luce propria e mai riflessa, abbaglia chi non vede e fa brillare chi è spento. La tua Rimmel è tutto quello che sei tu, è tutto quello che gli altri vorrebbero essere, è tutto quello che forse potrei essere anche io. Lei è musica per chi non sente amore, è colore per chi non distingue le sfumature, è sapore per chi non mastica emozioni. Ama chi non è stato mai amato.

Adesso i suoi occhi sono i miei, le sue labbra sono le mie, le sue spalle, le sue gambe, il suo cuore batte insieme al mio. I suoi sguardi si incrociano con i miei, la sua gioia di vivere fa rima con la mia, il suo respiro mi scuote, le sue mani mi muovono, la sua luce mi avvolge. La tua Rimmel, quella che ti appartiene, ora fa parte di me.

(Scritto poco più di un mese fa, dopo aver trascorso un paio di giorni a letto con la febbre, dopo che un giorno ho avuto la mia prima dedica in musica)

Published in: on 9 luglio 2010 at 12:16  Lascia un commento  

Cronache rosa

Lo conosci per caso. E non sai il suo nome. Tu sei vestita di blu e hai i capelli mossi. Lui scopre come ti chiami e tu sorridi nel rivederlo una domenica pomeriggio. Ci scambi quattro chiacchiere e ti piace da subito. Gli dici che vuoi imparare a suonare la chitarra e lui si offre a darti qualche consiglio. Ti fa mille complimenti, alcuni un pò discutibili, ma te ne freghi se ti possono imbarazzare o meno. Lui vive nel passato e gli confessi che anche tu hai fatto di recente un giro sulla macchina del tempo. Quella sera sulle giostre sei tornata bambina e lui pare abbia apprezzato. Tra l’imbarazzo e la pioggia, avete fatto una passeggiata. Fuochi e lampi di luce colorata schizzavano nel cielo colmo di nuvole. Tu sei arrossita innumerevoli volte e lui ha salutato innumerevoli persone. La prima volta al cinema lo hai sbirciato più volte e ti sei accorta che anche lui lo faceva. Margherita Buy flirtava con il futuro marito della sorella e non capivi cosa rappresentasse. Non ricordi la prima mezz’ora del film, non ricordi bene il titolo del film ma ricordi la sua temperatura corporea. Spalla contro spalla, guancia contro guancia.

Sospettavi fosse l’uomo più sensibile che potessi mai incontrare. Un giorno gli sei scoppiata a piangere come non era mai capitato prima e lui forse per disperazione o per contagio aveva buttato via qualche goccia salata. Si sporca col gelato e con la treccia alla nutella, ti ha fatto assaggiare la torta kinder quando la tua bocca sapeva di cioccolato fondente. A lui piace il tè col ghiaccio, a te no ma non disdegni di prenderne qualche pezzo dal suo bicchiere. Una sera ti chiama Marilyn perchè gli ricordi un pò la pin up ossigenata, ti suona Rimmel mentre hai la febbre e ha deciso di imparare Heaven per suonarla dal vivo. Avete un posto segreto che nessuno sa, forse più di uno, qualche canzone che vi unisce e qualcuna con cui baciarvi fino al giorno seguente. A Lui piace sentirti cantare, a te piace quando mantiene il tempo sul volante. Possedete una maglia identica e la indossate nelle grandi occasioni. Il brindisi con il prosecco diventa quasi un rito da rispettare almeno una volta a settimana, il messaggio della buonanotte mancato è un’abitudine da mantenere quando uno dei due cade dal sonno prima del previsto.

Hai messo su un paio di chili e lui non te lo fa pesare. Ti trova incantevole lo stesso. Anche senza trucco, senza orecchini, senza le tue perle. Ti senti Miss Universo perchè lo scettro della bellezza si è magicamente materializzato tra le tue mani .. gli basta guardarti solamente per essere a pieno titolo un mago con i fiocchi. Non fa magie plateali nè incantesimi da palcoscenico. Fa magie quotidiane, che scatenano solo la tua di meraviglia. Lui ti riaccompagna a casa, fa inversione nella stradina per rivederti rientrare dal portoncino esterno e per salutarti da lontano. Tu infili la chiave dell’interno e ricambi con lo stesso gesto..fino a che la macchina scompare.

Published in: on 6 luglio 2010 at 20:40  Lascia un commento  

Quello che c’è ..

Tra te e me c’è la distanza che si interpone tra la calamita e la superficie di ferro sulla quale si attaccherà. C’è quel breve lasso di tempo e spazio che precede l’atterraggio del paracadutista su quel terreno che gli sembrava lontano anni luce. C’è quell’attimo che scorre poco prima di toccare l’acqua dopo un lancio dal trampolino.
Tra te e me ci passa un filino d’erba, un soffio d’alito, un sospiro. Tra me e te c’è lo spazio vitale di una cellula nervosa. C’è posto per disegnare un puntino, per suonarci una nota. Tra te e me c’è l’insostenibile leggerezza dell’essere. C’è la vita di un moscerino, una piccola voglia alla fragola, l’unione che avvicina l’anello al dito che lo indosserà. Tra te e me ci siamo tu e io. Tra me e te ci sono, attaccate le une alle altre, cinque lettere eloquenti  che hanno forma e contenuto che solo noi sappiamo. Tra me e te c’è spazio solo per una parola..Amore.

Published in: on 28 giugno 2010 at 19:52  Lascia un commento  

Lettera aperta

Cara Claudia,

qualche colpo di spazzola e un pò di ore passate a guardare fuori la finestra ed eccoti qui che è arrivato il tuo 25esimo compleanno. Non ci avresti scommesso nemmeno un centesimo che ti avrebbe colto impreparata e poco incline all’umana rassegnazione, eppure sei qui che attendi inesorabilmente la data che ha segnato il tuo inizio, che ha sentenziato tu fossi del Gemelli e che, pur senza nessun tipo di autorizzazione a  procedere, ha deciso che tu saresti stata quella che sei oggi.

Un quarto di secolo, osano chiamare questo traguardo, chi per noia chi per diletto. Quel 25 che di ‘urbinate memoria’ ti ricorda che simboleggia il numero dell’amicizia, ripetuto per tre volte e con un’intonazione simil veneta, ti suggerisce che hai l’età di tua madre quando disse sull’altare “Si, lo voglio” e ti spalanca gli occhi su un fatto inaccettabile, sull’inevitabile constatazione che anche Campanellino festeggia compleanni.

Ma per caso ti viene da pensare a cosa è successo in 25 anni? Cosa avrai mai potuto combinare in tutto questo tempo? Certe cose le sai solo tu, altre sono di dominio pubblico, e altre ancora le condividi con la tua “adorata” famiglia (ti cito liberamente) o con le tue amiche, quelle di sempre, quelle d’infanzia, quelle di scuola, quelle di una stagione, quelle di un posto chiamato “Paese dei Balocchi”, quelle che ormai sono tue sorelle e non immagineresti la tua vita senza. Certo che di cose ne hai fatte, ne hai viste, ne hai dette. “E quanti mascalzoni hai conosciuto, e quanta gente, e quante volte hai chiesto aiuto ma non ti è servito a niente”, (ti cito anche chi ti ha reso la vita migliore, il De Gregori dei tuoi 20 anni).

Se posso permettermi, farei un pò di conti, così perchè in un modo o in un altro dovremmo pur celebrare questa data, unendo un pò di ricordi all’asettica lista della spesa che, seppure fredda e distaccata, è sempre utile e pronta a riempire vuoti di memoria improvvisi. Dunque…

Hai rotto il braccio quando avevi solo 5 anni e già a quei tempi il fattore psicologico ti fece guarire più tardi del previsto. Hai avuto più di 30 barbie e una casa da far invidia a tutte le victims della biondona americana. Hai imparato ad andare in bici nel cortile di casa tua e a fare canestro da tre punti. Hai scritto all’incirca una decina di diari segreti e ancora oggi custodisci il libro nero nel cassetto del comodino. Hai letto decine e decine e decine e decine e decine di libri ma ti ricordi ancora che il primo è stato Pinocchio di Collodi. Hai ballato un’infinità di volte, sia da sola che davanti agli occhi curiosi del pubblico del Teatro Comunale di Caserta. Hai anche pianto innumerevoli volte, sia per paura che per rabbia, sia per dispiacere che per debolezza, a volte chiusa in camera, altre sotto occhi amici e nemici. Hai fatto cose buffe, scherzi infami, sciocchezze, passi falsi. Hai fumato una sigaretta con la tua migliore amica. Ti sei ubriacata fino a svenire o vomitare, sei andata via da casa per due anni, te la sei cavata in situazioni di pericolo e disagio. Hai un diploma e due lauree e adesso ti gongoli scrivendo per Il Mattino, ti fai il sangue amaro e ti senti soddisfatta lo stesso. Hai sempre lo stesso sogno da quando un giorno leggesti un articolo di Indro Montanelli su Il Sole 24 ore, oggi il tuo nome e quello che scrivi sono pubblicati sul giornale più venduto al Sud. Hai cominciato poco più che 18enne a metterti alla prova e oggi metti in bella mostra il tuo tesserino da giornalista. Hai portato qualsiasi taglio di capelli e fatto ogni tipo di make up, hai indossato ben quattro montature di occhiali ed hai imparato a mettere le lentine. Hai dato il primo bacio a 13 anni e ti sei innamorata sempre. Hai avuto più delusioni tu che la Liz Taylor, hai provato lo sconforto, l’abbandono e la solitudine. Hai anche avuto momenti epici, da romanzi Harmony, da letteratura rosa, da soap opera sudamericana.

Hai formulato teorie esistenziali, hai cementificato convinzioni e modi di pensare, hai costruito muri insormontabili per difenderti e ascoltato canzoni per abbatterli. Hai guardato tramonti stringendoti tra le braccia e hai aperto gli occhi anche quando non volevi aprirli, per un motivo o per un altro. Hai sentito il rumore delle onde che si infrangono sugli scogli, il vento che ti scompiglia le idee, il tuo cane che abbaia ad uno sconosciuto. Hai difeso, quando avevi il coraggio, le persone a te care e attaccato in silenzio chi voleva metterti i piedi in testa. Hai mangiato quello che hai cucinato tu. Hai fatto essiccare una piantina senza volerlo. Hai rotto qualunque aggeggio dal sapore meccanico e tecnologico, hai montato video su video, hai fotografato chiunque e qualsiasi cosa.

Poi di colpo un giorno tutte le tue certezze da quasi venticinquenne ti sono sfuggite di mano. Hai cercato di afferrarle facendone una collana di perle. E nel momento in cui eri sicura di te stessa ecco che hai incrociato un paio di occhi azzurri. Scherzi del destino, si dice in questi casi.

I particolari li conosci solo tu, chi meglio di te saprebbe scrivere la storia della tua vita…anche se ti lamenti di non avere mai l’ispirazione giusta. Ma ti rendi conto che la tua è solo una scusa come un’altra??

Cara Claudia, il tempo corre veloce. E anche quando ne compirai 50 sarai sempre l’eterna Campanellino, che non dimostra mai gli anni che ha e pensa che raggiungere l’Isola che non c’è sia facile, come era semplice intonare quelle due frasi quando te ne tornavi nella tua Urbino. Ti auguro di conservare quell’entusiasmo inconfondibile di chi sa che compie gli anni nello stesso giorno di Johnny Depp e quegli occhi innamorati che fai quando guardi i tuoi cari film del ’50. Non smettere mai di cantare la tua filastrocca “Seconda stella a destra, questo è il cammino, e poi dritto fino a Urbino!”.

Auguri.. 🙂

Published in: on 7 giugno 2010 at 23:03  Lascia un commento  

ADDio FiGo Di LeGNo!!

Caro Figo di Legno,

ti scrivo perchè ho da dirti una cosa molto importante, una cosa che non posso più nascondere, una cosa che devi assolutamente sapere.

Devo dirti Addio!! Già, hai capito bene. Questa è una lettera di addio, di quelle che “non si torna indietro!” .

Ho trascorso la vita rincorrendoti. Mi affascinavano il tuo mistero, la tua fugacità, la tua imprevedibilità prevedibile, il tuo nasconderti, il tuo sguardo studiato ad hoc, la tua poca familiarità con la monogamia, il tuo volare di fiore in fiore.

E’ solo che adesso non mi va più di correre nè di sforzarmi a interpretare le tue finte mosse da bello e dannato, nè di fantasticare e sperare di essere tra le tue grazie nè tantomeno di considerarti il pezzo mancante del mio puzzle. Perciò ti dico CIAO!

Non è stato carino da parte tua interessarti a me solo quando eri ubriaco. Non è stato bello sentirsi dire “No io sono uno spirito libero!”. Sei stato malvagio quando hai fatto il cascamorto con un’altra, quando mandavi occhiatine da figo pezzotto mentre bevevi il tuo cocktail fetente. Sei stato deplorevole quando mi guardavi dal basso verso l’alto solo perchè ti sembravo una povera scema innamorata.

Odio anche i tuoi messaggi in codice e il tuo vantarti di fartela con il mondo intero. Non sopporto più la tua saccenza e il tuo credere di essere l’unico a soffrire. Ma chi ti credi di essere!! Le crocerossine sono partite in missione e io non porto più la divisa. Non mi intenerisci più e basta con le battute “è come sparare sulla Crocerossa!”

“Sono lontani quei momenti quando uno sguardo provocava turbamenti”, ficcatelo bene in testa. Sally ne ha gonfie come mongolfiere. Dei tuoi capricci non sa che farsene, con i tuoi deliri di onnipotenza si prepara una bella macedonia di cazzate.

I fighi di Legno sono passati  di moda. Anche i tuoi occhiali da sole fanno cagare. I tuoi ormoni non fanno più specie e il tuo profumo è evaporato. Volevo che lo sapessi. Volevo dirtelo da tempo che sei ridicolo un bel pò.

Di quei tempi mi porto dentro comunque qualcosa. Come potrei cancellare del tutto quella che sono stata. Fa parte di me.

“Però un pensiero le passa per la testa, forse la vita non è stata tutta persa, forse qualcosa si è salvato, forse davvero non è stato poi tutto sbagliato. Forse era giusto così….forse ma forse ma…VAFFANCULO!”

Ciao Figo Di LeGno! Ti saluto!!

Claudia

Published in: on 4 Maggio 2010 at 12:34  Lascia un commento  

Il gioco delle dediche

Anche nella vita di tutti i giorni c’è un bisogno impellente di ispirazione…la vita quotidiana e quella virtuale coincidono quasi perfettamente, per fortuna o purtroppo, e per chi è sempre a caccia  di lampadine &co questa confusione di spazi e cyberspazi è quasi una manna dal cielo. Si perchè a soccorrere gli orfani di ispirazione adottati da Fb sono i LINK. Cosa sarebbe il mondo senza i Link? No dico davvero. Niente ironia. Parlo di questioni di cuore o giù di lì. Oggi si corteggia tramite il link di fortuna che casualmente qualche amico ha condiviso oppure che abbiamo cercato con successo.  Con “il risultato di risultare” poco ispirati e di conseguenza poco originali. Le due cose, si sa, vanno di pari passo. Nessuna ragazza capitolerebbe (tranne le più sciocche) a “virtuali advances” a botta di chioccioline solitarie e frasi preconfezionate… se pensate di aver intrapreso la strada giusta con il “fai da te” ipertestuale vi sbagliate..la ragazza bersaglio del tag non lo prenderà seriamente…ci riderà su, si gongolerà all’idea ma nulla più…il compiacimento durerà l’attimo di un tag. Quindi munitevi di coraggio, intraprendenza, iniziativa, originalità, cercate dove potete un briciolo di ispirazione e .. fate le persone serie. Sono soltanto messaggini fini a se stessi… e non rimaneteci male se la ragazza taggata fara “tag” nel cuore di un altro che ha vinto in “coraggio, intraprendenza, iniziativa, originalità e un briciolo di ispirazione”…il corteggiamento è arte e le donne hanno un debole per gli artisti.

Di livello superiore sono quelli che giocano con le canzoni. Sempre link sono ma … vogliamo mettere la musica con le frasi di “Lunatic@Pazz@96”??? Questa tecnica va per la maggiore (ma non vuol dire che siano tutti di livello superiore) perchè è molto più facile dirlo attraverso una canzone d’amore…ma attenzione, il pericolo è dietro l’angolo! Ci vuole l’arte anche in questo e il buon gusto. La canzone da dedicare deve rispecchiare i gusti della fanciulla..e non solo i vostri.. Per questo il gioco di Youtube è indicato per una seconda fase dell’approccio quando avete vinto in “coraggio, intraprendenza, iniziativa, originalità e un briciolo di ispirazione”…

Dico sempre “perchè non sono un uomo”, in molte circostanze è quasi necessario vestire i panni del sesso maschile…ma permettetemi di rimangiarmi tutto quando si apre questo argomento. Non vorrei mai essere un uomo di questi tempi… finirei per allungare la fila degli sfigati con la poca ispirazione che mi ritrovo!!  e chi l’avrebbe mai detto!! per fortuna che non mi chiamo Claudio.

Published in: on 28 aprile 2010 at 12:51  Lascia un commento  

Il frutto del peccato

Qualcuno una volta ha detto “Due metà non fanno una mela perfetta”. Prendi una mela, di qualsiasi colore, e tagliala a metà. Prova poi a ricongiungere le due metà….non coincideranno più. Senza accorgercene qualche pezzettino di materia è volato via e, sfortunatamente, non sarà più possibile creare di nuovo una mela perfetta. Esperimento da fare a casa quando si ha voglia di mangiar leggero o quando si ha voglia di testare con mano che la coppia dei sogni non esiste. Non bisogna scomodare psicologi o sessuologi o la posta del cuore del nostro giornale preferito nè tantomeno Paolo Fox e il suo oroscopo giornaliero. Le cose stanno così. Non troverete mai l’altra metà della mela che con la vostra riescano a formare una mela intera, senza vuoti o imperfezioni. Non pretendetelo! E non accantentatevi nemmeno.

Un motivo ci sarà se una mela ha generato rabbia nella notte dei tempi e se è stata una donna a causare il putiferio. Ci sarà un perchè, o mille perchè, se è considerato il frutto del peccato al quale una donna non ha potuto resistere. O se Biancaneve è morta mordendone una (poi si sa le favole sono bastarde perchè c’è sempre un uomo pronto a salvarti, e questa convinzione te la porti a vita). Sulla nostra testa pende una maledizione, come la spada di Damocle. Non esiste una sola donna sulla faccia della Terra che non sia stata tentata dalla magica mela e dal desiderio irrefrenabile di spaccarne una a metà per poi scongiurare la “riappacificazione” delle parti. E’ inutile dannarsi, non esiste il nostro perfetto complementare ad incastro. Qualche buco ci sarà sempre e comunque. E se davvero non lo accettiamo, possiamo sempre riempirlo con la fantasia o con qualche “mmmm” o punto sospensivo, che tanto ci piacciono. C’è anche lo spago o la colla attack che pure non sono male..ma sono tanto fastidiosi.

Published in: on 16 aprile 2010 at 12:11  Lascia un commento