Stranezze, nefandezze, amarezze, sciocchezze..

Oggi riflettevo su queste quattro parole. Certamente diverse tra loro per significato e per significante, se non fosse per il suffisso che le rende foneticamente così simili. Ma per qualche oscuro motivo sono legate tra loro da una forza misteriosa e, almeno una volta nella vita, ci sono capitate tra capo e collo, così, una dietro l’altra. Probabilmente ci è piombata addosso una profonda amarezza per via di qualche stranezza, o per qualche futile sciocchezza o illogica nefandezza.

Fatto sta che se cado nel tunnel del filosofare, riesco a cogliere al volo le stranezze di chi mi circonda, del mondo che mi circonda, che si tira dietro un bel pò di sciocchezze e nefandezze e qualche chilo di amarezze.

Stranezze a volontà. Certo che pensi a quanto sia strana la vita, a quanto siano strane le cose che ci capitano, le cose che ascoltiamo, che vediamo. E’ all’ordine del giorno dire ‘la gente è strana’. Come quelle tipe che dicevano di essere culo e camicia, di essere Batman e Robin o le gemelle del destino, e poi dopo un pò si schifano e non sono amiche nemmeno più su Facebook. E come faranno a cancellare tutte quelle foto che testimoniavano al mondo di internet quanto fossero amiche per la pelle, ma quella delicata, che si può arrossare, e per questo va mantenuta asciutta e pulita??

Questo ci porta dritti dritti sulle sciocchezze. Tutta questa logica sottostante ai tempi dei social network è una mega sciocchezza. Ti porta anche a riflettere su certe persone. Perchè io sono sempre sempre disponibile mentre altri non lo sono affatto? O almeno, non lo sono con me? Che ci vuole a rispondere ad un messaggio privato o a una gentilezza sotto forma di sms in bacheca quando so che stai 24 ore su 24 online perchè svolgi attività facebookiane?? Cioè, potrei pensare che di me non te ne frega niente. Che sciocchezze! Mi sento un pò come quando avevo 15 anni e ci rimanevo male se qualcuno non rispondeva a qualche sms. Il fatto è che io rendo importanti tutti, in qualche modo. Mentre gli altri fanno a gara a chi è meno gentile.

E qui arriviamo alle nefandezze. E quante ce ne sono state in questi anni! Quante ne ho subìte! E ne pago ancora le conseguenze, ogni tanto, indirettamente. E mi viene uno stomaco pieno di amarezze. L’amaro serve per digerire. E quanta amarezza dovrò ancora ingoiare per digerire le nefandezze del passato? Le amarezze sono i rimpianti e i rimorsi che il mancato o l’accaduto mi portano a valutare. Una telefonata improvvisa da parte di una persona che ha fatto capolino nella tua vita qualche tempo fa ti porta a riflettere. E ti chiedi perchè succede. Il vedere sfumare certi legami quando sapevi che sarebbe accaduto prima o poi ti fa la bocca tanto amara.

E poi un’ultima cosa la devo scrivere. Se non fosse per il mio pseudo-lavoro io mi cancellerei subito da Facebook. Mi fa ridere certa gente che si crede così importante da cancellarti dagli amici solo perchè pensa che tu potresti vedere i cazzi suoi. Come se poi io trascorro il mio tempo a vedere quelle merde di foto. Ah aggiungo  un’altra parola alla lista, che ci sta a pennello. MUNNEZZE!!

 

Published in: on 28 giugno 2011 at 19:12  Lascia un commento  

Amarcord

Piove come quel giorno là. Sembrava dormissi su quella specie di lettino che da un pò di tempo sostituiva il tuo divano della pigrizia. Da quando ti era stato sottratto avevi sempre avuto la sensazione di aver perso un caro amico. Piangesti un giorno intero e chissà se, pur non facendolo, provavi ancora tristezza per quel conforto mancato improvvisamente. Non lo davi a vedere perchè ti bastava quello che avevi, quello che ti era rimasto.

Non so perchè ma l’ultima immagine che ho di te mi brucia tanto ancora. Era domenica sera e stava per venire giù il cielo. Per un attimo ci guardammo da lontano. Avevi occhioni enormi e una loro lucentezza pari solo alla mia in quel momento. Era come se sapessi che era l’ultima volta e, forse, lo sapevi anche tu. E’ stato il nostro personale addio.

Da quella mattina non ho scritto più una riga su di te. Ma ho trasformato la casa in un tempio. Ed è strano che quando mi capita di fissarti lì in cornici consolatorie mi nasce un sorriso e non una lacrima. Sarà semplicemente il tuo bel faccino.

C’è un ultimo pezzo di te qui da noi.  Ma anche quell’ultima tessera del tuo puzzle sta per andare via.. Chissà dove!  Spero ti raggiunga, prenda la  strada che porta a te, tra l’erba fresca e i tuoi oggetti di svago. Per ora è qui. Quando se ne andrà…beh farò come te quando sparì il divano.

 

Published in: on 28 febbraio 2011 at 14:57  Lascia un commento  

Pensare bene prima dell’uso

Ho questa strana abitudine di pensare molto. E’ il mio verbo preferito. E’ la mia attività preferita. E’ la mia arma a doppio taglio.

Se da un lato mi salva e mi preserva da azioni che potrebbero essere dettate da un’impulsività momentanea e quindi, in un certo senso, è il mio freno personale, dall’altro mi provoca il cosiddetto ‘fumo dalle orecchie’, un mix micidiale di idee, congetture, convinzioni, paure.

‘Pensare bene prima dell’uso’ è senza dubbio il mio motto. Diciamo che mi definisce perfettamente. E lo adotto quando accadono cose che impongono delle scelte: destra/sinistra, si/no, attacco/difesa, ditomedio/sorriso, pace/guerra.

Non sono decisamente il tipo che scrive o dice la prima cosa che gli viene in mente. E se lo faccio, c’è sempre una premessa, “Domani potrei pentirmene!”.

Quindi il mio ‘vaffanculo’ è ponderato..e se esce dalla mia bocca ha tutto il suo valore!

Se avessi dovuto agire di impulso a uno sfottò di cui io ero il bersaglio ‘assente’ (già perchè non ero presente) avrei potuto ripagare con la stessa moneta ‘deludenti pugnalatori di spalle per professione’. Non è permalosità questa. Perchè di solito sfotto e vengo sfottuta, senza alcun problema. Ma con affetto e amicizia. Chi mi conosce lo sa. Chi pensa che sono permalosa soltanto..ha capito poco di me. Ma ho preferito però aspettare e pensarci su alcuni giorni, invece di rispondere a tono e dire cose poco carine. Ma non è nella mia indole. Poi è accaduto qualcosa nella mia vita che mi ha portato a pensare ad altro…e a cose molto più importanti.

Ora sono di nuovo qui. Un nuovo post pensato e ragionato.

Vi invito a pensare di più e a parlare di meno.

Published in: on 13 novembre 2010 at 15:02  Lascia un commento  

Cara amica..ti scrivo

“Così mi distraggo un pò”…

Da quand’è che ci conosciamo? Saranno dodici anni. Proprio il mese scorso avremmo dovuto festeggiare almeno un pochino..ma noi non ci teniamo a queste formalità..magari ci conserviamo per i venti…

Ti scrivo perchè vorrei chiederti scusa. Per tutte le volte che non te l’ho detto. E perchè vorrei dirti “va a quel paese”. Per tutte le volte che non te l’ho detto. Perciò adesso aspetto i tuoi insulti e il tuo perdono. Così siamo pace. Ripassati tutti questi anni e trova qualche episodio che non ti ha fatto molto piacere oppure cercatene qualcuno in cui sei stata tu la “cattiva” della situazione. Senza fare riferimenti particolari…basta che mi dici Scusa o Vaffanculo…e io, forse, capirò.

Ti scrivo anche per dirti che ti ammiro molto..per come affronti la vita, per come sei forte, per come sai essere così indipendente. Te lo scrivo perchè così non mi rideresti in faccia, come al tuo solito..noi non siamo molto propense al dolciastro con ventature mielate…siamo per le cipolline agro-dolci…Perciò prenditi questo complimento sincero.

Ti scrivo soprattutto per dirti che ti sono vicina…in ogni momento buio..quando ti sentirai sola, starai affrontando un esame o un qualcosa più grande di te, quando non ti andrà di andare a lavoro perchè ti starai ancora leccando le ferite, quando ti guarderai allo specchio e non ti piacerai. Ti sono vicina anche nelle tue gioie…perchè ..embè..mi voglio divertire anche io, sorella…

Non abbiamo nulla da recuperare…anche quando non ci vediamo per tanto tempo…basta un racconto..ed ecco che di colpo sono tornata nella tua vita. E’ successo parecchie volte e parecchie volte ci siamo agganciate di nuovo. Credo capiterà ancora perchè non siamo di quelle persone che si violano l’intimità … anche se può accadere che questa cosa mi pesi un pò.

Se qualche volta non ti ho compresa..abbi pazienza..anche io non sono perfetta. Ho i miei limiti anche io..non sono un genio dell’amicizia…però mi piace il concetto di base…mi piace che esista e mi piace che un pò di questo immenso sentimento me lo hai concesso..

Per me sei come la dolce Charlotte qualche volta…o, altre, come l’ironica Miranda .. E sai perchè..in fondo sono una sognatrice come Carrie e spero sempre che tra noi continui ad esserci una vita in comune..non dico all’unisono perchè impossibile..ma che almeno, nonostante tutto e tutti, le nostre strade continuino ad incrociarsi…comunque vada..”nel bene e nel male”..come hai detto tu, o “perchè siamo ancora amiche” ..come ho detto io…o “come ai vecchi tempi” ..come hai aggiunto dopo.

Detto ciò non mi resta che abbracciarti virtualmente, ovunque tu sia. A letto, all’università, sui libri o dietro ad un bancone. Sei parte di me oramai. Io sono parte di te …

“Today I had a thought. What if I… what if I had never met you?”

La tua Dietta 🙂

Published in: on 15 ottobre 2010 at 12:46  Lascia un commento  

Indifferentemente

“Impara ad essere felice”. Me lo disse mia madre qualche tempo fa, quando per un motivo o per un altro, avevo “deciso” di non esserlo. Ma allora c’era una ragione che forse molti non hanno inteso e qualcuno, probabilmente, ha anche deriso. Compresi da quel consiglio buttato lì per disperazione o per pietà che per arrivare a uno stato di equilibrata felicità avrei dovuto cominciare ad allenarmi tutti i giorni, quasi fosse un training per raggiungere la forma “mentale” desiderata. Un grande lavoro per chi come me è nato con una forte sensibilità. Non lo dico solo per un vanto personale o per aggettivarmi per forza…ma ahimè è una mia caratteristica pregevole che si è trasformata anche in difetto in molte occasioni. Essere sensibili al 100% è una mia prerogativa che pensavo avesse un andamento decrescente col passare degli anni. E invece pare che nel diagramma le statistiche parlino chiaro: dopo aver raggiunto il picco di valori la linea è rimasta lassù sulla punta del Monte Everest senza alcun segno evidente di discesa. L’ho capito in tante piccole circostanze e certe volte mi prenderei a schiaffi per dare peso a cose alquanto insignificanti. Quando so davvero quali sono le cose davvero importanti nella mia vita e nella vita di chi mi sta accanto. Spesso ci penso a cinque anni fa. E mi sembra tutto così lontano ma allo stesso tempo ancora reale. E mi dico “ma cavolo! Hai superato quel periodo di merda! Ora non ti resta che far tesoro di quella brutta esperienza!E fregartene di chi vuole “rovinare” le poche cose belle che hai”. E così quando sto per scivolare nel vortice dell’insicurezza ecco che adotto, in tempo, l’arma vincente, quella che ti permette di vivere serenamente. L’arma in questione non è la Spada nella roccia di Re Artù nè l’Avankedabra di Harry Potter. E’ l’indifferenza!

“Indifferenti verso le futilità”. Questo il comandamento numero 2 nelle tavole della sopravvivenza dopo l’incipit che recita più o meno così “Nella vita contano due cose: quello che pensate voi di voi stessi e quello che pensa chi davvero vi vuole bene. Il resto è atroce noia”. Perciò poco importa se durante il vostro cammino incontrerete gentaglia che tenta di smontare le vostre uniche certezze, i vostri sogni, le vostre conquiste. Cioè è forse rilevante l’incontro, perchè fa parte della vita, ma irrilevante dovrebbe essere l’effetto corrosivo che hanno su di noi.

Fatevi piovere addosso frasi poco ortodosse, commenti da quattro soldi, giudizi formulati con mediocrità, cattiverie gratuite. Quella sarà solo invidia perchè vorrebbero soltanto essere al vostro posto, vorrebbero essere VOI, ma sanno che non potranno mai esserlo neanche un pò. Ovviamente questo è solo un aspetto minuscolo del problemone. Però abbraccia tantissimi casi umani. Tutti noi almeno una volta nella vita siamo inciampati nel cretino/a di turno che ha provato a screditarci. Ma, diciamolo va, con poca classe.

Nel programma per la sopravvivenza nell’epoca postmoderna in cui viviamo c’è da inserire “l’atteggiamento indifferente” o, come direbbero a Roma, il “Me rimbalzi!”, da svolgere almeno tre volte a settimana, quasi come prendere una medicina antistress. Perchè siamo troppo esposti oggi a continue minacce, che se pur la maggior parte virtuali (perchè non si hanno nemmeno le palle di “smerdare” qualcuno faccia a faccia) e confezionate a mò di link facebookkiani o idiozie del genere, sono sempre delle freccette scagliate alla cieca che potremmo scansare a dovere. Magari col dito medio, perchè è più bello e poi, talvolta, sposa benissimo lo stile dell’avversario.

Published in: on 12 ottobre 2010 at 12:34  Lascia un commento  

La meglio gioventù

C’era un tempo in cui ci si spartiva il sonno e qualche sigaretta. Si faceva a gara a stare assieme. Si conoscevano i tormenti più profondi, o quasi, gli uni degli altri. Qualche volta ci facevamo vedere con qualche riga di pianto sul volto e spesso qualcuno era un’ottima spalla per far ridere gli altri. E’ successo anche di farli incontrare e innamorare, è accaduto che fossi il Cupido per un paio di loro. Erano tempi in cui si facevano confidenze preziose, in cui eravamo buoni ascoltatori e, anche se più mocciosi, avevamo il cuore aperto e qualche ferita in meno. Avremmo di sicuro detto a qualcuno ‘Ti voglio bene’, con un pò di vergogna certo, ma le avremmo mostrato il lato buono di noi. Impulsivi e appassionati, di sicuro ci saremmo rimasti molto male alle mancanze altrui, avremmo messo il broncio e scritto di meno sul diario dei sentimenti. Avremmo detto di sentirci male, di esserci ustionati per qualche cotta sbagliata, di avere voglia di innamorarci. Avevamo voglia di scrivere lettere chilometriche e di donare peluche e dolcezza se qualcuno non stava bene, o di farne tornare il sorriso all’occorrenza. Uno ci provava lo stesso, pure se faceva un buco nell’acqua.

Vivo ancora in quel folle mondo fatto di gesti gentili e sorrisi ricambiati. Vivo di lettere chilometriche, di doni inaspettati e di confidenze appassionate. Vivo ancora quei tempi acerbi dove si era spontanei e si regalava sorrisi. Sono ancora quella di qualche anno fa, alla ricerca dell’amicizia, forse perchè non ho sorelle o perchè al momento sono figlia unica, perchè hanno contato sempre troppo, ovunque sia capitata. Dalla mia piccola città alla scuola superiore, dall’università fino in via Bramante, dalla laurea fino a casa. Quante possibilità ho di sopravvivere in un mondo che è cambiato troppo velocemente? Cosa ne sarà di me? Cosa farò quando rimarrò davvero l’unica appigliata a quella sigaretta in due o a quella serata trascorsa tra i fumi della giovinezza? Ancora attaccata a quel telefono in fiamme o a chi mi ha fatto sentire sempre a casa? Io, che ancora sto scrivendo sul diario dei sentimenti…pure se l’inchiostro è finito.

 

Published in: on 9 ottobre 2010 at 11:20  Comments (2)  

Tutto quello che una donna

Un breve revival tra i miei vecchi scritti…
Una donna può fare un passo indietro e mille in avanti, e quel passo indietro le costa tanto.
Quei mille passi in avanti sembrano non contare più nulla, anzi non sono più nulla. Il passo indietro, invece, conta più di ogni altra cosa…
Una donna può ridere una giornata intera e finire per addormentarsi con le lacrime che le rigano cuscino e volto.
Quelle lacrime cancellano in un istante le risate che le hanno aggiunto una ruga in più sulla fronte…
Una donna può pensare troppo e spesso agire senza pensare.
Il pensare troppo è servito solo ad oscurare il suo umore, l’agire senza pensare forse a schiarirlo…
Una donna può avere le mani fredde ed emanare tanto calore, può avere le mani calde e il gelo dentro.
Una donna può amare l’impossibile ma è possibile che non venga amata per quello che è.
Una donna può sentirsi sola ma non lascia mai che la solitudine mangi un uomo.
Una donna può soffrire tutta una vita e mai portare rancore.
Può colorarsi la faccia e vedersi in bianco e nero.
Può essere esausta e stupirsi ogni volta.
Published in: on 8 ottobre 2010 at 13:36  Lascia un commento  

Giù dalla Torre

Non sopporto chi mangia tanto e solo schifezze e resta sempre magro. Ma non è che non li sopporto e basta…li schifo ad oltranza. Vorrei che nel momento in cui addentano una crepes con la nutella gli cascassero tutti i denti oppure vedessero comparire all’improvviso due culi enormi sul di dietro. Li odio con tutta me stessa..specialmente quando mostrano con orgoglio questo loro lato goloso…mentre tu pur privandoti di cose sfiziose e caloriche sei sempre in sovrappeso. Non sono da buttare giù dalla torre senza pensarci su?

Li seguono a ruota libera quelli che indossano sempre ma dico sempre vestiti perfetti, di marca e super chic. Come se l’attrazione fatale dipendesse solo da quello che hanno addosso! Anche a me piace la moda, adoro le cose belle, ma non lo vado a dire in giro o a tramandare ai posteri pubblicando i servizi fotografici dei locali notturni. Cioè io non faccio lo struscio…tra l’altro è una cosa molto cafona e non se ne rendono nemmeno conto. Perciò stanno inguaiati. La punizione ideale per questi tizi sarebbe quella di spogliarli, struccarli e privarli di qualsiasi monile e intraprendere una conversazione con loro. Una spintarella giù poi va benissimo.

Mi danno fastidio le persone che si sentono fighe ed interessanti per colpa della claque che hanno attorno. In questo caso butterei giù loro e il divo di turno. Andando a scavare vedi che non c’è nulla ma proprio nulla da osannare. Ci sono le balle di fieno che rotolano e la povera particella di sodio che dice “C’è nessuno?”. Sullo stesso piano metto i cosiddetti “moccosi”, termine dialettale che prende corpo dal mocciolo che scende dal naso ai bimbi quando piangono: quei tipetti che non sanno affrontare la vita e le sue difficoltà e spalano merda su poveri malcapitati perchè non hanno altri argomenti e sono nel torto marcio. Sisi, giù dalla torre.

Odio la televisione. Lo so me ne sono resa conto tardi. E odio pure quelli che ci sono dentro. Certo ci sono le eccezioni..ma quelle confermano la regola e cioè che il piccolo schermo italiano di oggi è davvero una grande gigantesca cazzata animata. E noi li diamo anche da mangiare dal Corona non Perdona ma va con Lele Mora alla Belen troiona, dalla Perego in menopausa alla De Filippi che “se n’è iut acit!” ( è andata a male) e tutti quei culi ambulanti che ci provano a ballare…ma la danza è tutt’altro. Giù!

Infine, perchè non serbo rancore per tutti, butterei dalla torre quelli che ancora oggi difendono la nostra classe dirigente. Si ostinano a farlo pur vedendo in quale baratro stiamo sprofondando. Quelli che ancora oggi scrivono “Silvio stai rint o cor nuostr!” oppure stanno stonando nel cantare quella cagata di stornello “menomale che silvio c’è”. A questa gente dovremmo cambiare destinazione: non giù dalla torre ma dritto nel cesso!

Published in: on 6 ottobre 2010 at 16:53  Lascia un commento  

Il fattore X

Quello che c’è e c’è stato tra due persone che sono state assieme non è di dominio pubblico. Possono saperlo solo loro. Lo stesso vale per quelle coppie graziate dal tempo: quello che accade tra loro non è dato sapere. Possiamo immaginare o ipotizzare cosa può esserci ma alla fine non c’è supposizione che tenga. Oggi pensavo all’amore tra due ex. O meglio, al fu amore tra due ex amanti. Mi chiedevo: una volta che il destino o la volontà di qualcuno ha messo fine alla loro storia..una volta che è subentrato il fattore Ex…dove va a finire quell’amore?? Che fine fa? Va al ragazzo o alla ragazza che viene dopo? O è qualcosa di diverso? E se è così, quel vecchio sentimento subisce una trasformazione oppure svanisce completamente? I sentimenti sono sempre gli stessi o cambiano a seconda di chi ci troviamo di fronte e che ci piace? Prima di buttarsi in qualche storia bisogna sbollire vecchi rancori e amori oppure è assolutamente normale trasferire quell’amore e quel rancore su qualche altra testa?

Tre bicchieri di vino bianco possono contribuire a formulare domande e forse a dare qualche risposta. Ma le domande prendono sempre il sopravvento. Quanta quantità di amore abbiamo a disposizione? Può esaurirsi? E se sì..quando? Come? In che modo siamo diversi da un ex? E cos’è per noi un amore passato? E cosa si potrebbero mai dire ora due che sono stati assieme?

Queste per me sono tutte incognite. Come il fattore X in matematica. C’è un procedimento ben preciso da seguire affinchè possiamo trovare la soluzione. A volte ci vogliono pochi minuti, altre volte alcune ore. Ma siamo sicuri che esiste sempre un modo per trovare l’identità dell’incognita?

Published in: on 31 agosto 2010 at 15:44  Lascia un commento  

REviews

A volte invidio tanto gli eremiti o coloro che hanno abbracciato la filosofia della solitudine, quelli che si possono permettere di abitare qualche baita sperduta sulle Dolomiti in compagnia soltanto del camino e di qualche vero amico che di tanto in tanto passa a salutarli. Vero perchè di sicuro per venire lì nel nascondiglio introvabile ci tiene a vedere se sei ancora in vita oppure una valanga di neve ti ha coperto finestre e serrande. Ma comunque chi può rintanarsi in uno stile solitario evita una gran bella seccatura e cioè quella di stare sulla bocca degli altri per quello che fa e che dice o per quello che è o che rappresenta. Sparendo dalla circolazione delle idee e dei fatti sparisce anche dalla vita sociale e non è più soggetto a giudizio o a recensioni strampalate firmate da semisconosciuti. Rimane solo il mito. Rimangono tante congetture ed ipotesi, rimangono racconti, dicerìe e invenzioni narrative per donne annoiate, del tipo “Da quella sera non lo videro più” oppure “Forse è all’estero, forse ha cambiato identità, forse è morto”.

Questo è un bellissimo sogno per chi come me ha il Tallone d’Achille dei Giudizi. Io che in quinta Liceo sognai di essere nel bel mezzo del Giudizio Universale con il Padre Eterno nelle vesti di un Gigante e i comuni mortali come scalatori per arrivare alla sua mano. Tanta fatica per essere poi giudicati. Eppure il mio turno non arrivò mai. Mi svegliai prima ancora di essere chiamata, nel momento in cui realizzai che non “volevo essere giudicata, non volevo scalare e non volevo morire”. Di sogni così non ne ho fatti più. Questo è rimasto l’unico esemplare onirico dei miei viaggi notturni. Ma dice tutto sul mio conto.

Le recensioni che più mi creano una specie di orticaria interiore sono quelle fatte da chi non mi conosce. Quelle simil sentenze che la Corte di Sto Cazzo pronuncia o per noia, o per diletto, o per invidia o per cattiveria. Dopo averti squadrato per un’oretta o più, dopo che ha scambiato con te qualche sterile parola, non sapendo nulla di te, eccola lì che emette la sentenza, ma in un’altra sede e con altri interlocutori (che non ti conoscono). Non avete nessun tipo di rapporto, nessun legame, niente in comune se non una persona, quella che vi ha fatto incontrare. Ma come si può in poco tempo mostrare quello che si è! Dipende anche da chi ci troviamo di fronte. Ad esempio, se ho a che fare con uno scaldabagno col tupè o un frigorifero con le calamite incorporate è ovvio che un pò di remore c’è, no? Se chi ci troviamo di fronte è una balena arenata in un caffè qualsiasi di Vitulazio oppure una stupida cornacchia invidiosa che vota il nano (a lui piacciono le magre, oltretutto, e La Suina non lo sa…che potrebbe rimanerci davvero molto male se il Papi le dicesse “Ti regalo un forno crematorio per il tuo compleanno”) il nostro atteggiamento potrebbe deformarsi un pochino e prendere una strada diversa da quella percorsa in genere. E’ naturale. Se sa che scrivi per Il Mattino e la domanda migliore che ti fa è  “Riusciresti a procurarmi un numero del 1963?” è quasi d’obbligo rimanere in silenzio per non sciupare quei momenti catartici.

“Non mi ha fatto una buona impressione!”. E’ ovvio. Non capita tutti i giorni di trovarsi di fronte ad un esperimento della genetica mal riuscito. E poi, lo sa bene la mia amica Betta, noi non facciamo mai simpatia a pelle, forse per la nostra riservatezza o perchè, diciamolo va, ci invidiano un sacco. Ma come dice sempre lei “Queste cose mettono sale alla vita” e per questo che da oggi in poi, come dice un certo Joker (al quale va tutta la mia solidarietà perchè siamo stati separati alla nascita a detta di qualcuno) “ORA VEDO IL LATO BUFFO…ORA SORRIDO SEMPRE!”..e qualche volta dò anche il mio di giudizio, sensato o no che sia, gradevole o no che sia. Perciò la baita solitaria la lascio a Guccini e me ne sto qui in città a godermi la Corte di Sto Cazzo rodere dall’invidia.

Published in: on 30 agosto 2010 at 13:05  Lascia un commento